Posto finestrino, senza l’ala… e senza nuvole.
Sicuramente la mia impercettibile fissazione per le nuvole sarà sfuggita ai più. Stavolta ho provato a esagerare: ho messo nello zaino la Sony con il megazoom supercazzola rotante tuttofare, pensando che in questo modo avrei potuto fare delle foto molto fighe alle nuvole e alle montagne dall’oblò maaaaa… ho dovuto tristemente constatare che, attraverso il vetro, non riuscivo a mettere a fuoco. Neanche in modalità manuale. Se a questo aggiungiamo che, per la quasi totalità del viaggio, il cielo è stato pressoché bianco…
Non riesco a ricordare quando, nella mia vita, “guarda le nuvole” è diventato “fotografa le nuvole”; qualsiasi tipo di apparecchiatura fotografica io abbia in mano viene automaticamente e inesorabilmente puntata in alto, se c’è una condizione atmosferica anche solo lontanamente interessante.
Sicuramente sono uno dei miei soggetti ricorrenti più ricorrenti.
Sono persino riuscito a scattare delle foto alle nuvole puntando in alto la fotocamera del drone. Foto alle nuvole, col drone.
…??!??!
Oltre ciò, sono anche discretamente nuvolopatico: se il cielo è nuvoloso, sono sereno.
Il problema è quando sei in Gargano e hai un disperato bisogno di nuvole, perché stai cercando di realizzare un video in time-lapse (non a causa di una crisi di astinenza), e sei costretto a subire un tramonto piatto dopo l’altro. Che ok, belle le sfumature del tramonto, oooohhh! Ma un tramonto senza nuvole è come un’automobile senza aria condizionata ad agosto a mezzogiorno. Guidare guidi, l’auto si sposta, ma ti manca l’aria.
Non ho davvero la minima idea, neanche grossolana, di tutti i tramonti che ho consumato con gli occhi, dal balcone di casa, spesso con un po’ di malinconia addosso, a volte mangiandomi le mani per l’impossibilità di scattare una foto con uno sfondo che non fosse la molto (male)urbanizzata collina di Montesilvano; nella maggior parte dei casi ero semplicemente felice di poter essere lì a godermi lo spettacolo. Ho addirittura un paio di foto in portfolio scattate da quel balcone.
Mi basta relativamente poco per sentirmi “in pace”. Una montagna, delle nuvole, una brezza leggera. Per questo trovo relativamente facile il riuscire ad “evadere” dallo stress, quando riesco ad avere il tempo di farlo.
Daytime
Nighttime
Una volta, mi pare fosse durante il quinto liceo, scrissi una “minchiata” che recita così:
Non una nuvola in cielo
Non un raggio di sole
Solo interminabile
Azzurro
Bello l’azzurro, no?
E invece no, ero triste e malinconico quando l’ho scritta.
Non per dire che il cielo azzurro mi metta di malumore, ma in generale il “piattume” non crea mai sensazioni particolarmente positive in me. Quante volte sono tornato sconsolato da una sessione di foto priva di nuvole… è più forte di me, non riesco a farmelo andar bene.
C’è un unico caso documentato di giro fotografico nel quale non ho sofferto la totale assenza di nuvole: a Chernobyl. In quella circostanza, ho quasi apprezzato maggiormente il cielo sgombro, quasi come se non volessi che elementi esterni a ciò che era il luogo in cui mi trovavo interferissero con la riuscita delle foto, rendendole “più interessanti”.
Quando ho iniziato a buttar giù questi pensieri ero in aereo, direzione Kiev. Ora sono in aereo, direzione Glasgow. Probabilmente lo finirò su un altro aereo, dato che l’essere, appunto, tra le nuvole, genera una situazione particolarmente congeniale per la mia ispirazione. Magari lo finirò sull’aereo per Tenerife, chissà. Per ora mi limito a guardare fuori, accontentandomi della vista dall’alto, senza nuvole. Ed è curioso che, per due volte consecutive, a mandare l’input per scrivere di nuvole è stato un cielo completamente vuoto.
Boh.
Cheers.